Il MUS, il disturbo da sintomi

Il MUS, il disturbo da sintomi somatici e i disturbi correlati

Il MUS, il disturbo da sintomi somatici e i disturbi correlati

Naturopata Guido Parente

 

Da circa venti anni, l’acronimo MUS medically unexplained symptoms (sintomi senza evidenza clinica), ha iniziato ad essere usato con sempre maggiore frequenza in riferimento ad una serie di sintomi vaghi e aspecifici che spesso non vengono inquadrati in modo corretto dalla medicina allopatica e dalla psicologia. 

Spesso, delle visite effettuate presso gli ambulatori di Medicina Allopatica, il medico concentra la sua attenzione su dati clinici conclamati, caratterizzati da una sintomatologia chiaramente riconoscibile.

Altri sintomi, che potrebbero essere definiti vaghi, quali stanchezza cronica, acufeni, disturbi del sonno o dell'appetito, irritabilità del colon o stipsi, disturbi del tono o dell'umore, sindromi dolorose aspecifiche, sono invece talvolta sottovalutati.

Questi sintomi restano in gran parte indecifrabili, e quindi non vengono cioè ricondotti ad un  preciso disagio, patologia o disturbo; essi rappresentano una serie di sintomi vaghi e aspecifici che spesso non vengono inquadrati in modo corretto dalla medicina generale.

Non trovando un riscontro organico, evidenziato dai normali esami di routine, non sono suffragati da una chiara evidenza clinica. 

Non basta essere sofferenti per vedersi riconosciuti come malati, ad esempio, nella pratica della medicina generale da una parte c’è la frustrazione del medico di fronte ad un paziente che non riesce a diagnosticare, e che gli evoca spesso sentimenti di impotenza; dall’altra ci sono le aspettative dei pazienti che richiedono una legittimazione, e quindi un aiuto, rispetto a dei livelli di sofferenza spesso invalidanti su molti aspetti della loro vita.

 L'insorgenza dei MUS nei pazienti della medicina e della psicologia va facendosi sempre più frequente, ed in diverse occasioni sono state sottolineate le difficoltà insite nel trattamento di questi sintomi, sia da un punto di vista diagnostico che, conseguentemente, terapeutico.

 Il DSM-V, anche alla luce dei problemi clinici ed epistemologici illustrati sopra, ha tentato una concettualizzazione dei disturbi somatoformi, effettuando una loro riorganizzazione nosografica, è nata questa nuova categoria, nella quale si evidenzia una particolare attenzione non tanto ai sintomi somatici in se stessi, quanto al modo in cui le persone li presentano e li interpretano.

La possibilità di includere fra i criteri relativi alla diagnosi di disturbo da sintomi somatici,  la componente affettiva, cognitiva e comportamentale consente più facilmente di condividere con la persona una concettualizzazione più comprensiva della problematica, avendo presenti le varie componenti della stessa: stili di pensiero, strategie di coping, stress, fattori familiari, fattori ambientali.

Caratteristiche cognitive del disturbo da sintomi somatici includono:

  • attenzione focalizzata sui sintomi somatici;
  • attribuzione di normali sensazioni fisiche a una malattia organica (con eventuali interpretazioni catastrofiche);
  • paura di essere malati e che qualsiasi attività fisica possa essere nociva per il corpo.

 

Caratteristiche comportamentali del disturbo da sintomi somatici:

  • ripetuto controllo del corpo alla ricerca di anomalie;
  • reiterata richiesta di aiuto o rassicurazione da parte del medico;
  • evitamento dell’attività fisica e frequenti richieste di auto medico riguardanti sintomi somatici differenti.

Tra i fattori di rischio si annoverano i fattori temperamentali (es. nevroticismo), i fattori ambientali (es. scarsa scolarizzazione, basso status socio-economico, recenti eventi di vita stressanti) e i modificatori del decorso (caratteristiche demografiche, abusi o avversità durante l’infanzia, concomitante malattia organica cronica, disturbo psichiatrico, stress, fattori sociali di rinforzo come l’indennità di malattia.

Tra i fattori cognitivi che influenzano il decorso clinico, vi è la sensibilizzazione al dolore, l’accresciuta attenzione alle sensazioni fisiche, l’attribuzione dei sintomi a una possibile malattia organica.

La maggior parte degli individui ipocondriaci è ora classificata come avente il disturbo da sintomi somatici; tuttavia, in una minoranza di casi, si applica invece la diagnosi di disturbo da ansia di malattia che comporta la preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia non diagnosticata. 

Spesso il disturbo da malattia causa una notevole compromissione della qualità della vita: le preoccupazioni riguardanti la salute, spesso interferiscono con le relazioni interpersonali, alterano la vita familiare e danneggiano le prestazioni professionali.

 

La Psicosomatica

 

La relazione fra Psiche e Soma ha affascinato da sempre filosofi e scienziati di tutte le epoche, da Ippocrate e Galeno, passando per Platone, Aristotele, Cartesio, fino ad arrivare alla nascita ufficiale della Psicosomatica nel 1818 attribuita ad Heinroth.

 Molti studiosi hanno portato grossi contributi nel favorire questo dialogo tra Psiche e Soma:  Damasio, George Engel, Lipowski, e attualmente il grande contributo delle neuroscienze, di Candace Pert della PNEI, la psiconeuroendocrinoimmunologia.

Ci sono molte etichette per definire l’ambito della psicologia nel contesto della salute fisica, ambito a cui ci si riferisce con il termine “psicosomatica” che è certamente più riassuntivo ma anche,  più indeterminato e ambiguo.

Nell’ambito della psicosomatica si possono individuare una serie di fattori che concorrono allo sviluppo del disturbo: alessitimia (incapacità di accedere e riconoscere, nominandole le proprie emozioni), stress, stress cronico e carico allostatico, eventi stressanti nelle prime fasi di vita,  depressione, ansia, relazioni familiari, supporto sociale.

Da un punto di vista cognitivo-comportamentale si può schematizzate, dicendo che nelle persone che soffrono di tali disturbi, spesso si registrano circoli viziosi che attraverso l’attenzione selettiva, la rigidità e il controllo, costringono la persona in un meccanismo che la porta ad essere sempre maggiormente preoccupata, senza riuscire a vedere altre vie d’uscita.

Secondo il “modello di malattia da senso comune”, si instaura un circolo vizioso che lega la severità di una malattia (specialmente se cronica), la percezione individuale della malattia, lo stile di coping  e gli esiti della malattia.

 

Naturopata Guido Parente   

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