Artiglio del Diavolo Harpagop

Artiglio del Diavolo Harpagophytum procumbens

Artiglio del Diavolo

Harpagophytum procumbens  

 

Guido Parente

Naturopata

 

 

L’Artiglio del Diavolo è  una pianta originaria dell'Africa Sud-Occidentale ed in particolare nel deserto del Kalahari, nelle steppe della Namibia e nel Madagascar, ed è utilizzata tradizionalmente nella medicina africana da Boscimani, Ottentotti e Bantu, per curare le ferite e lenire i dolori articolari.

Deve il suo strano nome, agli uncini che spuntano dai frutti, che possono rappresentare una pericolosa trappola per i piccoli animali di passaggio.

 

Descrizione  

Il suo nome botanico è  Harpagophytum procumbens , il termine latino “procumbens” significa prostrato, posato a terra, ed è stato il primo ad essergli stato attribuito.

Il termine “Harpagophytum” indica invece la capacità della pianta di aggrapparsi.

Si caratterizza per i suoi fiori di colore rosso-violetto 

 

Proprietà medicinali dell’Artiglio del Diavolo

L’artiglio del diavolo è impiegato da secoli nella medicina tradizionale dei popoli sud-africani, per la cura di vari problemi del sistema osteo-articolari.

L'efficacia analgesica e anti-infiammatoria degli Harpagosidi contenuti nella radice sono ritenuti responsabili degli effetti analgesici e antipiretici della pianta.

 

Tra le sue peculiarità, annoveriamo:

  1. 1.      azione antidolorifica,  
  2. 2.      antinfiammatoria,  
  3. sciatica, 
  4. artrite,
  5.  artrosi 
  6.  antireumatica e spasmolitica, specialmente a livello muscolare e articolare  
  7. riduce l’assorbimento del colesterolo  
  8. tendiniti,
  9. osteoatrite,
  10. artrite reumatoide
  11. riduce gli edemi e il gonfiore degli arti

 

Come si utilizza

Premesso che gli effetti si manifestano dopo una settimana, ed è preferibile assumere il rimedio in modo ciclico in quanto, oltre i due mesi continuativi, può dare assuefazione e perdere la sua efficacia.

Gel, crema o unguento

L’artiglio del diavolo in crema è forse la formulazione più conosciuta e utilizzata; oggi è affiancata da gel e unguenti, a seconda delle preferenze.

Svolge un’azione topica e localizzata sulle parti infiammate o dolenti.

In generale, contiene una concentrazione del 10% circa di principio attivo.  

Ottima per i massaggi defatiganti dopo l’attività sportiva e in tutti i casi di piccoli traumi, va applicata almeno due volte a giorno.

 

Estratto secco

Si tratta della formulazione pronta, in capsule o compresse, ottima per nevralgie e dolori articolari che si può continuare finché la sintomatologia infiammatoria non scompare.

Ottimo per il contrastare il dolore muscolare, la posologia classica con cui si assume l’estratto secco di artiglio del diavolo è in capsule da 300 mg, 2-3 compresse a stomaco pieno per 10-15 giorni al mese, da ripetere il mese successivo se il dolore non passa.

 

Tintura madre

Si usa in alternativa a capsule o compresse e si può abbinare alle precedenti formulazioni locali per un’azione più estesa.

La tintura madre di artiglio del diavolo si assume allungata in poca acqua: 30 gocce due volte al giorno.

 

Decotto o infuso

L’artiglio del diavolo in infuso e decotto è adatto per contrastare emicrania, dolori mestruali e facilitare la digestione.

Per ottenere l’infuso, si lascia riposare per qualche minuto un cucchiaio raso di radice in polvere, in una tazza di acqua bollente, da bere due volte al giorno

Per preparare il decotto, bastano uno o due cucchiaini di radice sminuzzata per una tazza di acqua bollente, da lasciare in infusione per almeno 5 ore.

La bevanda ottenuta si assume due o tre volte al giorno

 

Controindicazioni

Si possono manifestare reazioni locali di tipo allergico, generalmente di rossore sulla pelle, che spariscono sospendendo l’applicazione.

Può interferire con alcune classi di farmaci: antinfiammatori cortisonici e non steroidei, anticoagulanti, antiaritmici.

È sconsigliato in caso di diabete, ipertensione, reflusso gastroesofageo, gastrite, ulcera gastrica o duodenale, gravidanza e allattamento.

In ogni caso è consigliabile consultare il proprio medico di base.

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